"Donna di 26 anni. Presenta ferite multiple e ustioni di secondo e terzo grado". "Donna di 20 anni. Trauma cranico multiplo. Riferisce di essere stata ripetutamente colpita con un posacenere in vetro, in testa, dal suo datore di lavoro. Perchè non aveva fatto bene un caffè". È iniziata con la lettura dei referti medici delle donne vittime di violenza nel Sulcis Iglesiente la tavola rotonda "Ferite nascoste nel cuore. Catturiamo la violenza con la rete", organizzata dai club Fidapa, Lions, Rotary e Unicef di Iglesias. Cinque uomini hanno letto le cartelle cliniche vestendo uno alla volta un manichino con accessori tipicamente femminili per dare un'idea precisa di ciò che avviene nelle case, nei posti di lavoro o per la strada, per andare oltre la demagogia. "Nel 2013 stiamo ancora parlando di violenza sulle donne - ha affermato Costantina Mulas, referente Unicef per il Sulcis Iglesiente - constatando che 1 donna su 5 è una vittima. Stiamo parlando di un vero e proprio crimine contro l'umanità". A fare da coordinatrice della discussione è stata l'avvocato Giuseppina Lorenzoni, da anni coinvolta in prima linea nella battaglia contro la violenza di genere: "nel 1999 ho avuto il primo contatto con la violenza mentre svolgevo la pratica forense. Ricordo ancora lo sguardo tumefatto di quella donna, il fatto che abbia scelto me per aprirsi e raccontare il suo dolore". La legge sulla violenza è purtroppo spietata e consente ancora mille interpretazioni. A chiarire i procedimenti dal punto di vista medico-legale è stato il professor Roberto Demontis, docente di medicina legale presso l'Università di Cagliari che ha chiarito l'importanza fondamentale del referto sanitario. In caso di violenza il referto diventa una vera e propria denuncia di reato che insieme agli opportuni riscontri e alle dovute attenzioni diventa un documento fondamentale nella ricostruzione dei fatti. "La violenza sulle donne è un problema sottostimato dalla società - ha continuato la dottoressa Viviana Lantini, direttore del dipartimento Emergenza Urgenza della Asl 7 di Carbonia - e noi medici insieme all'ordine degli avvocati ci siamo riuniti per un lungo tempo per discutere del problema e legare la parte medica a quella giuridica. Da queste riunioni è nato il Protocollo operativo deliberato il 2 luglio 2013 e che verrà usato in tutte le Asl sarde. Al momento attuale sono state Sanluri ,Asl pilota di questo progetto, e la Asl 7 di Carbonia a seguirlo. L'importanza di avere un tale protocollo è data dal fattto che rende omogenee le procedure a partire dal triage per non dimenticare niente anche quando c'è caos: vengono preservate la privacy della paziente e si tengono in considerazione aspetti fondamentali come l'accoglienza e la psicologia. Il nostro dovere come medici è quello di curare queste donne e proteggerle, usando il poco tempo e i pochi mezzi che abbiamo a disposizione". Oltre al Protocollo ci sarà anche il tanto atteso Codice Rosa, che si aggiungerà agli altri cinque codici usati in Pronto Soccorso. La tavola rotonda non è stata però l'unico momento dedicato al tema della violenza: poche ore dopo, presso il chiostro di San Francesco, anche l'associazione "Io non ho paura" guidata da Francesca Ena ha organizzato una serata dal titolo "Il silenzio toglie la dignità". Punto focale è stata la presentazione del video "Diventa uomo spot antiviolenza" dell'associazione Donne al traguardo di Cagliari, un video di sensibilizzazione rivolto al sesso maschile. A fare da contorno alla discussione una mostra degli artisti Tatiana Parodi, Monica Ena, Laura Serra e Luca Mula, la toccante lettura della poesia "Non temetti mai l'amore di un uomo" della poetessa Giusy Fogu e la partecipazione di Fabio Furia e delle cantine Aru di Iglesias.
Articolo apparso su Sulcis Iglesiente Oggi
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